A fine ottocento, in una Sardegna piegata dalle politiche protezioniste e fiscali del governo piemontese, si aggiravano dei loschi personaggi che convincevano contadini e allevatori a partire per il Brasile promettendo guadagni e lavoro. Partirono in tanti in quegli anni, 2500 solo nel 1896-97, alla volta del Brasile provenienti perlopiù dal nord Sardegna su cui la crisi delle esportazioni del bestiame verso la Francia aveva pesato di più, e la ricerca di qualche soldo per sfamare la famiglia diventava una necessità. La disperazione in quegli anni era frutto di scelte capaci di compromettere l’intera economia isolana. Furono pignorati beni immobili e mobili a 1 famiglia su 4 mettendo in ginocchio intere aree. I procacciatori di manodopera a basso costo, vere e proprie agenzie strutturate, venivano dal continente, promettevano e garantivano, rassicuravano e spiegavano le possibilità dell’emigrazione nel nuovo mondo. Degli schiavisti di quel tempo. Ben presto i sardi partiti in quegli anni ritorneranno lamentando condizioni di miseria e di sfruttamento inaccettabili. Si apriva così la storia migratoria del nostro popolo.
mercoledì 24 settembre 2014
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