martedì 11 gennaio 2011

Riflessioni dopo l'assemblea generale di iRS Aristanis (dicembre 2010)

Ringrazio tutti quelli che lunedì hanno partecipato all'assemblea generale della regione di Aristanis.
Mi scuso se ho parlato troppo ma avevo bisogno di esporre il mio pensiero la mia lettura di questa assurda vicenda.
Come al solito la Regione di Aristanis dimostra quanta volontà ci sia di proseguire nella strada e nel lavoro portato avanti in questi anni.
Noi non crediamo che il movimento politico di cui facciamo parte sia di un capo o di un leader qualsiasi. Noi crediamo che l'indipendentismo prodotto in questi anni da iRS sia di tutte quelle persone che ci hanno creduto e hanno lavorato per dargli tanti visi e tanti volti differenti.
iRS è dei sardi, indipendentisti e repubblicani, non è né dei fondatori del movimento né tanto meno di un qualche tribunale italiano che deciderà l'eventuale proprietà del simbolo.


iRS non è un simbolo, iRS è un numero crescente di uomini e donne che nel territorio lavorano per costruire reti sociali in grado di dare forma alla Repubbica che verrà. Uomini e donne in grado di immaginare politiche sociali, politiche del lavoro, politiche industriali, ambientali ed energetiche capaci di restituire fiducia al nostro popolo, capaci di cambiare il nostro destino e di autodeterminarlo.
iRS non è altro che un infinità di energie itellettuali, umane.
Passioni differenti unite da un unico scopo: fare la Repubblica e, perché no, farla bene.

iRS, oltre a ciò, è anche una organizzazione, ovvero un gruppo di persone che basandosi su delle regole condivise ha cercato di dar forma ad uno strumento politico che si presentasse ai sardi con i propri programmi ed il proprio modo di stare al mondo.
Ecco, sta proprio qua il problema, iRS è sicuramente un patrimonio di idee, azioni e volti ma è anche un organizzazione politica.
Nelle organizzazioni politiche nascono dei conflitti, come accade in tutti i pezzi di società, e le regole condivise dovrebbero servire a risolverli, ad incanalarli in una dialettica normale e auspicabilmente costruttiva.
Tutto ciò non è successo dentro iRS. Le regole per le ragioni più varie non sono state condivise, non sono state rispettate. Non sto a dare la colpa a nessuno perché sarei evidentemente di parte e in questo contesto non mi interessa essere partigiano, quanto rispettoso delle sensibilità di tutto il movimento.

Qualcuno vorrebbe tenere l'organizzazione assolutamente legata a doppio mandato con il carisma di un leader, libero di pensare e fare ciò che meglio ritiene opportuno per l'indipendentismo, e non vincolato da alcun voto della base. Altri vorrebbero un organizzazione dove chiunque ricopra un incarito lo faccia solo ed esclusivamente nel nome di una delega ricevuta da una base democratica.
Da un lato il simbolo dovrebbe essere affidato alla saggezza dei fondatori del movimento (di cui mi onoro di far parte) e dall'altro lato tutto dovrebbe essere in mano agli attivisti, unici reali depositari dello stare al mondo di questo progetto.

Questa è la grande questione che in questi anni ha spaccato iRS. Chi vuole un movimento democratico capace di avvicinanrsi ad un vero e proprio partito strutturato e capace di difendere una base sociale ampia e variegata e chi invece vuole un movimento basato sull'assemblearismo e sul carisma di una guida che abbia si qualche elemento democratico ma che viva sempre e comunque dello spontaneismo e delle intuizioni di un leader carismatico.

Avrei decine di episodi da raccontare che leggittimano questa lettura della realtà. L'ho fatto lunedì durante l'assemblea regionale e non mi voglio ripetere in questa breve nota.
Anche in questo caso tralascio tutte le polemiche relative all'assurda strategia autodistruttiva messa in pratica in questi giorni che ha fatto superare ogni possibilità di conciliazione tra queste due anime. La storia smantellerà le boutade del complotto e sarà triste scoprire che quello stesso leader, tanto osannato, è stato pronto a sacrificare il movimento nel suo complesso pur di non subire l'onta di una sconfitta interna alle elezioni. Ma di queste cose preferirei veramente non parlarne tanto hanno spinto il nostro movimento verso un punto di non ritorno.


A me spetta, ora,  il compito di fare proposte per il futuro, nostro e di chi ci ha creduto. Non possiamo disperdere la passione di una buona fetta di società sarda, non possiamo sacrificare l'indipendentismo sull'altare di egoismi personali fin troppo evidenti.
Oggi è il giorno di progettare, di raccogliere le idee e definire strategie. Oggi iRS deve cambiare pelle, per non deludere le aspettativie di liberazione nazionale costruite in questi anni.
Oggi, gli attivisti, i sostenitori e i simpatizzanti dovrebbero cominciare a progettare il proprio futuro a partire da un possibile fallimento per decidere di aprire una nuova stagione di politica e di politiche.
L'indipendentismo è cresciuto nella società sarda, non solo grazie ad iRS, ma grazie  anche ad un infinità di associazioni, movimenti, partiti, singole figure che hanno apportato un contributo importante al cammino.
Di questo bisogna predere atto e da qua si deve ripartire.
iRS ha sicuramente il merito storico di aver portato un'infinità di innovazioni utili al processo: dalla cancellazione di stereotipi abusati, alla costruzione di credibilità nuova per tutto l'indipendentismo. Oggi, per questo, è necessario che si avvii un percorso che dia nuova vita e che ci consenta di continuare a costruire classe dirigente preparata per governare e pronta a rilanciare sul terreno della quotidinanità la sfida per la Repubblica.

Dall'Assemblea Regionale svoltasi ad Oristano ieri, posso dire senza paura di smentite che la volontà di tutti è di andare avanti restituendo forme nuove al nostro indipendentismo. Rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci a lavorare, predisponiamo un percorso di incontri territoriali che discuta delle forme del nuovo indipendentismo, coinvolgiamo tutti in una fase di rinascita e non lasciamoci prendere dallo sconforto per una triste quanto sconsiderata vicenda su cui la storia farà chiarezza.

Le situazioni caotiche danno spesso vita ad innovazioni importanti. Ancora una volta dobbiamo dimostrare di essere parte di questo tempo, capaci di creare futuro.



Pro sa Repùbrica de Sardigna.
Frantziscu SannaPubblica post

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