martedì 11 gennaio 2011

Un nuovo grande piano di rinascita: per chi?

Oggi, ad Oristano, in tanti manifesteranno per un "nuovo grande Piano di Rinascita".
I sindacati confederali, come al solito, chiamano a raccolta lavoratori e istituzioni attorno ad una piattaforma rivendicativa, è giusto che sia così.
Ora la cosa che dobbiamo chiederci è questa: cosa rappresentano oggi i sindacati italiani in Sardegna? CGIL, CISL e UIL sono attualmente attori di trasformazione o rappresentano piuttosto dei soggetti votati alla conservazione, all’immobilismo?
Vi invito a leggere le piattaforme sindacali dell’ultimo trentennio, troverete le stesse parole d’ordine che si ripetono sempre identiche, costantemente e, oserei dire, paranoicamente immutabili.
In questa manifestazione convocata ad Oristano compare, come unica novità, la vertenza entrate. Accanto al piano di rinascita, all’autogoverno, al piano per l’occupazione e via discorrendo.

Le vertenza entrate, se non avesse questo nome a dir poco fastidioso, sarebbe realmente una cosa per cui i sardi tutti dovrebbero scendere in piazza. Non contro il governo italiano che tutela giustamente i propri interessi, quanto contro quella classe politica autonomista incapace di fare gli interessi nazionali dei sardi.
Purtroppo per noi, i sindacati rappresentano un pezzo di conservazione e oggi sono assolutamente incapaci di tutelare realmente i diritti e il futuro dei nostri lavoratori e delle nostre comunità.
Maggiormente votati a gestire quei piccoli pezzi di potere che controllano piuttosto che propensi ad attivare meccanismi di trasformazione dal basso in grado di creare una reale e forte coscienza nazionale propositiva e di cambiamento.
Noi non ci saremo. Non parteciperemo al solito teatrino che va avanti da oramai sessant’anni, dove un tema di interesse e di grande importanza per il nostro futuro, qual’è la sovranità fiscale, viene puntualmente privato del suo valore reale per rientrare nel novero del solito becero rivendicazionismo.
I sardi hanno bisogno d’altro: di chiarezza e coerenza in primis.
iRS ritiene che il benessere del nostro popolo sia inversamente proporzionale all'applicazione di piani straordinari di leggi speciali gestite e coordinate dallo stato italiano con il supporto della classe politica unionista/autonomista sarda. Forse a qualcuno sfugge la storia recente della nostra terra o forse finge di dimenticare gli scempi e le scelte scellerate effettuate.
L’indipendentismo, quello serio e coerente, che quotidianamente lavora per costruire una Repubblica Sarda indipendente non conosce il compromesso, non conosce il consociativismo, non conosce l’inciucio come strumento di lotta. Conosce il sacrificio ed il lavoro quotidiano per elaborare strategie di breve, medio e lungo periodo che migliorino realmente la qualità della vita di quelle 378 comunità locali che formano la nostra nazione.
La sovranità fiscale è un tema che si lega strettamente con la possibilità di decidere politiche industriali, ambientali, di welfare, del lavoro e via discorrendo, che incidano realmente sul nostro sistema socioeconomico. Noi non saremo al fianco di chi vuol fare di questa ennesima occasione storica semplice merce di scambio per interessi conservativi e di parte.
iRS non scenderà in piazza ad Oristano oggi, noi non ci saremo.

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