martedì 5 aprile 2011

Oristano: la città delle rotonde incompiute

Dopo il fallimento dell'insurrezione guidata da Leonardo Alagon, alla fine del '400, Oristano subì le conseguenze della sconfitta in maniera drammatica. Repressione, emarginazione politico-istituzionale, cancellazione dell'intera area dagli equilibri del potere coloniale aragonese. Insomma, fu una vera e propria disfatta per la Sardegna tutta e per le comunità dell'Arborea in particolare.

Tuttavia una città non muore per una sconfitta militare.
Una città muore quando non ricorda, cancella o confonde la propria storia.

Oristano a fine ottocento è quella città capace di lasciar cadere la torre di San Filippo, gemella della torre di San Cristoforo, senza batter ciglio.
Oristano è la città che ad inizio novecento, grazie alla volontà del consiglio comunale, decideva di distruggere la Porta a Mari, il castello, e buona parte delle mura medievali della città perché considerati di scarso valore architettonico.
Oristano è la città dei falsi d'Arborea, nati e partoriti per dimostrare l'italianità del medioevo sardo al mondo intero.
Oristano è la città che ha visto trasformare la reggia giudicale, luogo simbolico della sua indipendenza e del suo periodo più luminoso, in carcere circondariale dello stato italiano.
Oristano è la città nel cui stemma non esiste alcuna traccia dell'albero deradicato mentre è ben presente lo scudo sabaudo.
Oristano è la città che non ha mai dedicato un monumento a personaggi della statura di Mariano IV.
Oristano è la città che attribuisce ad una delle sue piazze principali il nome di Piazza Roma (immaginate piazza della signoria a Firenze ribattezzata Piazza Italia).
Così, e in tanti altri modi, da oramani 600 anni la città di Oristano ha smesso di ricordare, ha distruttuo il suo passato, ha cancellato i suoi sogni.

Non ci si può stupire quindi se Oristano festeggia nel 2004 il trentennale dell'istituzione della Provincia all'insegna della continuità tra periodo medievale, ventennio fascista e stagione autonomista.
Non ci si può stupire che quella stessa Oristano è una città capace di festeggiare l'unità di Italia nel 2011 presentando l'accostamento tra Eleonora d'Arborea e le eroine risorgimentali italiane.
Non ci si può stupire se Oristano possiede una classe dirigente prostrata ad interessi nazionali estranei.
Non ci si può stupire se ad oristano, oggi, per completare una rotonda spartitraffico si impiegano anche più di dieci anni. Tutto è nella normalità.
Le tante rotonde incompiute, presenti oggi in città, rappresentano meglio di qualsiasi altra cosa Oristano nel suo complesso, nel suo modo di stare al mondo. Rappresentano l'inconcludenza della classe dirigente, la loro incapacità di attivare meccanismi di trasformazione sociale ed economica per la nostra comunità e per l'intera regione.
Oristano è una città che ha smesso di ricordare il passato ed è per questo che è incapace di costruire il proprio futuro. Dalle piccole cose materiali ai progetti di sviluppo urbanistico, dallo sviluppo delle infrastrutture fino alle politiche sociali, dalle scelte strategiche a quelle progettuali: tutto latita ad Oristano. Una città senza idee, una città senza un progetto per se stessa e per la sua comunità.

Per questo, oggi, possiamo dire che Oristano è definitivamente defunta e abbiamo l'obbligo, morale ed etico, di prenderne atto, tutti assieme.
Non c'è alcuna rassegnazione in queste parole, quanto una fiducia enorme nelle potenzialità della nostra città e e nelle sue capacità di reazione. Per questo, d'ora in poi, lavoreremo per ricostruire "Aristanis", una città nuova che ricorda il suo passato, capace di progettare nuovi beni collettivi, nuovi diritti, nuove opportunità. Una città capace di costruire futuro e di agire, ancora una volta, "po su bene de sa Repùbrica de Sardigna". Questa sarà la nostra Aristanis



Frantziscu Sanna


ps un video su Oristano realizzato per l'associazione culturale Arbaree: "Le ferite della memoria" http://animoto.com/play/HjIG14GCF1ceqCuzxb1pEQ



3 commenti:

  1. Grazie Frantziscu, non mi stancherò di ripetervelo, state dando voce e corpo a un sogno e a una idea che porto nel mio cuore e nella mia testa da quando ero adolescente. Ogni passo che Prog.Re.S. sta facendo sembra avvicinarsi sempre di più a quel desiderio di libertà che mi brucia dentro.

    Davide Nurra

    RispondiElimina
  2. Grazie a te Davide. Grazie ad ognuno di Noi per il contributo che sa quotidianamente dare alla nostra libertà. Ricordo quando da soli facevamo la battaglia sulla reggia giudicale, oggi per fortuna siamo molti di più. Est tempus! Frantziscu

    RispondiElimina
  3. Io per il poco che posso dare ci sono.....

    davide Nurra

    RispondiElimina

Post più popolari