Qualche giorno fa, provocatoriamente, ho espresso sul mio blog alcune considerazioni sull'assenza di sovranità del nostro popolo rispetto ad una questione cruciale qual'è la scelta sul nucleare.
Ho avuto modo di chiarire il senso della mia provocazione a decine di persone che mi hanno chiesto personalmente conto di una posizione non scontata e sicuramente discutibile.
Le provocazioni in politica servono a discutere, a ragionare, a guardare a ciò che ci succede attorno con occhi differenti. La politica senza le provocazioni sarebbe semplice routine, incapace di produrre cambiamento e semplicemente volta alla conservazione.
L'indipendentismo nasce per mettere in luce le contraddizioni dell'attuale sistema statuale italiano e per determinare un mutamento storico che conduca il popolo sardo alla "piena indipendenza".
Io sono indipendentista e per questo ho ritenuto lecito immaginare cosa sarebbe potuto succedere se il popolo sardo, in massa, avesse restituito o annullato la scheda relativa al nucleare ribadendo, allo stesso tempo, il NO plebiscitario contro l'atomo espresso poco più di 20 giorni prima.
"Noi abbiamo già deciso e non ripeteremo ciò che la volontà popolare ha affermato con grande consapevolezza": questo sarebbe stato il messaggio.
In questo modo si sarebbe potuta affermare la sovranità dei sardi sul proprio territorio senza riconoscere allo stato italiano il diritto di fare scelte differenti, prescindendo insomma dall'esito del referendum italiano di giugno.
Insomma, semplice fantapolitica.
Un ragionamento per assurdo, il mio, che dando per scontata la contrarietà al nucleare aveva la chiara intenzione di riportare in primo piano il tema della sovranità: la nostra impossibilità di decidere, la nostra impossibilità di scegliere il nostro futuro.
Il governo italiano si sarebbe trovato davanti un popolo, quello sardo, capace di ribadire il suo No al nucleare e di affermare la propria piena sovranità in questa materia. Insomma, una vera e propria forzatura alle leggi italiane ed alla sua costituzione che stabiliscono che tale competenza non sia delegabile ad alcuna entità sub statuale (*).
Ovviamente in Sardegna non siamo pronti a tutto ciò. La coscienza nazionale è ancora poco sviluppata, la classe dirigente unionista è priva di progettualità e i sardi, che quotidianamente lottano per acquisire reali fette di sovranità, sono ancora una netta, seppure in crescita, minoranza.
Così, oggi, ci tengo a chiarire che inviterò, come ho fatto in questi mesi di mobilitazione antinucleare, quanti più cittadini possibile a recarsi alle urne per esprimere il proprio voto. Un voto chiaro contro il Nucleare.
La provocazione avrà colto nel segno se anche un solo cittadino sardo in più si recherà alle urne consapevole che il suo "SI" dovrà obbligatoriamente esprimere due concetti:
- un chiaro rifiuto del nucleare, senza se e senza ma;
- una voglia nuova di sovranità ovvero il bisogno di poter essere artefici del destino della propria terra e della propria nazione senza dover subire decisioni altrui.
Solo così dal 14 Giugno potremmo riprendere il nostro cammino verso l'indipendenza con maggiore consapevolezza, forza e decisione.
Finzas a sa Repubrica!
Frantziscu Sanna
*Vi è un interessante pronuncia da parte della corte costituzionale che pur reputando obbligatorio il parere
della singola regione non lo ritiene comunque vincolante.
I due testi collegati:
http://www.frantziscusanna.net/2011/06/chi-secondo-te-dovrebbe-poter-decidere.html
http://www.frantziscusanna.net/2011/06/e-se-al-referendum-12-e-13-giungo.html
lunedì 6 giugno 2011
Tutti a votare contro il nucleare con la consapevolezza di essere una Nazione
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