La Nuova Intesa Generale Quadro (I.G.Q.), siglata tra la Regione Sardegna e lo stato italiano, designa in maniera chiara, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il fallimento del processo di infrastrutturazione del nostro territorio.
Tale documento rappresenta l'atto principale dove si delineano gli investimenti infrastrutturali che verranno finanziati attraverso il Documento di economica e finanza (DEF ex DPEF) ed il Piano delle Infrastrutture Strategiche (PIS).
Ancor una volta questi accordi vengono presentati come risolutivi e salvifichi rispetto all'attuale condizione delle infrastrutture nel nosto territorio nazionale. Gli accordi vengono sottoscritti, i protocolli di intesa presentati in pompa magna e via con le celebrazioni fatte di annunci conditi da cifre capaci di far girare la testa ai più distratti. Più o meno la strategia è sempre la stessa: si finge che nel passato non ci siano stati altri accordi e se ne stipulano di nuovi che ribadiscono cose programmate da decenni e mai messe in cantiere, mai realmente finanziate e soprattutto mai realizzate. Si finge di stanziare risorse ingenti attraverso la predisposizione di una lista dei desideri più o meno lunga e poi si finisce per scontrarsi, negli anni a venire, con le delibere del CIPE che tutto fanno fuorché realizzare ciò che si prevede negli accordi.
Così si campa cent'anni, ogni giunta regionale in carica può fingere di aver risolutivamente messo mano ai problemi atavici del nostro territorio, può annunciare la risoluzione dei problemi e si può fingere di aver svolto il mandato con l'accettazione dei propri programmi presso le sedi istituzionali più alte.
Ogni assessore, da questo genere di accordi, può trarre la sua fetta di popolarità, il suo momento di gloria. Tutto appare in una cornice di reciproca concordanza. Lo Stato Italiano e la Regione Sardegna, assieme per il bene collettivo del popolo sardo e delle sue comunità.
E' questa la politica dell'annuncio, finta e lesiva della nostra dignità di popolo soggetto della propria storia.
L'esatto opposto della politica del fare, ovvero quella capace di attivare reali meccanismi di trasformazione socio-economica.
Così mentre su carta tutto appare risolto, nella realtà tutto rimane come prima.
Viviamo in questa condizione da circa 60 anni, da quando il sogno dell'autonomismo e del Piano di Rinascita si infransero sulla fedeltà ad un'interesse nazionale non nostro e assolutamente in contraddizione con l'obiettivo di migliorare la nostra qualità della vita, il nostro futuro di popolo che pretende e vuole costruire per se stesso un'avvenire dignitoso.
Così il nuovo accordo, approvato con una delibera di giunta il 24 giugno scorso, nasconde una verità, una sola.
A voler leggere le tante tabelle elencate nei documenti, fatte di numerosi interventi quasi sempre privi di copertura finanziaria, quasi ci si dimentica di andare alla sostanza del problema e si trascura la ricerca di quella che appare come una verità disarmante.
Tutta la sostanza la si trova ben esplicitata nell'articolo 1 dell'intesa:
"il Governo (italiano), nel rispetto delle attribuzioni costituzionali delle Regioni, individua le infrastrutture pubbliche e private e gli insediamenti produttivi, strategici e di preminente interesse nazionale da realizzare per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese e per le quali l’interesse regionale è concorrente con il preminente interesse nazionale".
Non discuterò in questa sede dei singoli interventi e della strategia messa a punto, quanto dell'impostazione sostanziale ovvero di quel rapporto che lega la Sardegna all'Italia e che rende pressochè vuoto tutto ciò che segue.
L'interesse nazionale preminente è e sarà sempre quello italiano, mai e in nessun caso l'interesse nazionale del popolo sardo potrà trovare risposte con presupposti formulati in questo modo.
Così le delibere del CIPE, che di volta in volta dovranno dare applicazione a questi documenti, si guarderanno bene dal dare risposte agli interessi dei sardi e finiranno, come sempre, per rafforzare gli interessi italiani. Le contingenze economiche e le "urgenze" di governo faranno il resto.
Non abbiamo bisogno di citare degli esempi particolari(1), sarebbe più che sufficiente riprendere qualche giornale degli ultimi anni in cui soldi apparentemente destinati alla Sardegna (olbia-sassari, autostrade del mare, ferrovie ecc. ecc.) finivano puntualmente a finanziare opere strategiche per l'Italia e assolutamente indifferenti per il nostro sistema socio-economico.
Nella frase citata del documento d'intesa sta quindi il senso del fallimento di tutti questi accordi (2) che uno dopo l'altro rendono esplicita l'immobilità della classe politica autonomista e la nostra immobilità rispetto alle dinamiche di cambiamento globali.
Da qua dobbiamo ripartire, ridefinendo i confini chiari tra chi difende in Sardegna l'interesse nazionale dell'italia e chi invece intende, con l'azione politica, rappresentare solo ed esclusivamente l'interesse nazionale del nostro popolo.
Questo sarà il primo passo per rilanciare un progetto di costruzione della Repubblica di Sardegna. Unionismo o Indipendentismo, questo è il vero e unico problema.
Frantziscu Sanna
1.Rimando ad altra occasione una trattazione dettagliata dei contenuti di questi documenti. Ci sarebbe tanto da dire e da discutere, magari in spazi differenti dal web.
2.Chi non ricorda l'accordo stipulato da Soru con il governo Prodi che prevedeva una rimodulazione dei fondi FAS a nostro vantaggio con la contemporanea concessione al nord d'italia di alcuni tra i benefici che spettavano di diritto al nostro terrritorio rispetto ai massimali previsti dagli aiuti di stato definiti dall'UE. Noi abbiamo fatto la nostra parte nell'accordo, lo stato italiano ha ben presto deciso di rimodulare a suo piacimento i fondi FAS proprio a danno della Sardegna.
* il link alla delibera http://www.regione.sardegna.it/j/v/66?v=9&c=27&c1=&n=10&s=1&mese=201106&giorno=24
* il link alla delibera http://www.regione.sardegna.it/j/v/66?v=9&c=27&c1=&n=10&s=1&mese=201106&giorno=24
sarebbe bene ricordare gli accordi passati disattesi,se non addirittura l'assenza dai piani infrastrutturali italiani....i sardi,hanno la memoria molto corta...
RispondiEliminaGià, i Sardi hanno una memoria da mandato elettorale. Sono capaci di dimenticare rapidamente... scempi e disastri.
RispondiEliminaquella di cui parli è la bozza della Nuova Intesa Generale Quadro approvata dalla Giunta, che dovrà essere sottoposta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
RispondiEliminaParli di intesa già siglata, sei sicuro sia già avvenuta la sottoscrizione?
cordialmente,
Marco