La notizia sembrerebbe essere di quelle da grande scandalo estivo. Nessun finanziamento per i porti sardi attraverso la rete delle TEN-T, ovvero i 10 corridoi di comunicazione che nelle intenzioni dell'UE dovrebbero consentire un miglioramento dei collegamenti tra le differenti parti dell'Europa.
Uno di questi corridoi è appunto l'oggetto di questo breve commento: le autostrade del mare. Si tratta in sostanza di quei collegamenti fatti di porti, tratte e infrastrutture di raccordo che dovrebbero consentire alla Sardegna di trovare finalmente una collocazione degna nel bacino Mediterraneo.
In questi giorni è stata definita la lista dei porti strategici che beneficeranno di ingenti risorse economiche stanziate dall'UE attraverso un bando ed in tale bando la Sardegna non compare.
Ebbene, personalmente, sono in attesa di sentire le prime reazioni stizzite della classe dirigente autonomista in Sardegna. Le solite lamentele insomma, quelle che da decenni accompagnano l'azione (non) politica della nostra classe di governo.
Il centro sinistra italiano in Sardegna accuserà l'attuale ministro del governo Berlusconi ed il centro destra italiano proverà a fingere di porre rimedio. Il tutto all'insegna del solito ping pong ridicolo che mira semplicemente a scaricare le proprie responsabilità su qualcun'altro, possibilmente sulla parte politica avversa.
L'unica cosa certa è che verremo presi in giro ancora una volta non solo per l'osceno teatrino che si scatenerà ma perchè alla fine si tenderà a non individuare un responsabile di tali scelte.
Da anni, noi indipendentisti, affermiamo che esistono delle scelte strategiche chiare da parte dello stato italiano rispetto allo sviluppo delle infrastrutture portuali che intendono cancellare totalmente la Sardegna dalla rete delle Autostrade del Mare. Tali scelte, frutto dell'alternarsi di governi di centro destra e centro sinistra, hanno una logica chiara e trasparente: la Sardegna non è utile all'Italia per la logistica relativa alle merci e non lo sarà mai.
Questo non lo diciamo noi lo dicono i documenti approvati in questi anni dal governo italiano che chiaramente definiscono scelte incontestabili, il tutto con la connivenza di tutta la classe politica sarda, nessuno escluso.
Provate a controllare il master plan "nazionale" per le autostrade del mediterraneo, documento varato da più di un lustro dalla società in house del ministero dei trasporti italiano e verificate la tipologia di interventi previsti in Sardegna.
Di seguito riporto l'immagine relativa alle aree dove lo stato italiano ha previsto degli ingenti interventi economici, troverete che i porti sardi risultano assolutamente assenti dalla definizione dei cosiddetti "archi portuali". Ma si sa i sardi non si lamentano. Tanto meno i suoi politici. Figurarsi se tale documento abbia meritato l'attenzione dei nostri parlamentari, fin troppo impegnati a gestire le proprie clientele piuttosto che ad occuparsi dei reali problemi della propria terra.
Provate poi a verificare nella tabella che segue e nel testo del documento cosa compare relativamente al ruolo dei porti sardi. Troverete la dicitura "non prioritari" e la voce "seconda fase"
Come dire, i porti sardi verranno considerati successivamente nelle "seconde fasi all'italiana", quelle che arrivano solamente a portafoglio vuoto.
Aspetterò di sentire le lamentele dei nostri parlamentari e dei nostri consiglieri regionali, ora che c'è un bando importante e pagheremo le conseguenze della nostra assenza strategica, della scarsa capacità pianificatoria e della inconcludenza nei tavoli che contano da parte dei nostri rappresentanti.
Nessuno difende i nostri interessi nazionali. Questo è quanto.
Da decenni si porta avanti un disegno criminale di marginalizzazione del nostro territorio dal contesto europeo e mediterraneo e nessuno fiata.
Tutti complici e sostenitori di queste politiche, e tutti, allo stesso tempo, pronti a lamentarsi quando il piano diviene talmente evidente da non poterlo più nascondere sotto il tappeto.
E' tempo di sovranità e di autodeterminazione. Basta con le prese in giro. Provate a dare un'occhiata a come le piccole repubbliche europee hanno fatto valere la propria forza istituzionale in contesti come quello in cui si definivano i 40 porti strategici europei per il bando sui TEN-T: avrete delle piacevoli sorprese. L'unica nostra possibilità per diventare relamente cittadini europei è costruire la nostra Repubblica di Sardegna, solo allora potremmo permetterci di scegliere realmente il nostro futuro e di migliorare la qualità della vita delle nostre comunità. Oggi possono tranquillamente continuare a farci credere che "in Sardegna non c'è il mare".
Frantziscu Sanna
sabato 16 luglio 2011
Ormai è certo: in Sardegna non c'è il mare e mai ci sarà.
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E stiamo ancora aspettando e piangendo le "seconde fasi"di master plan vecchi di decennied ormai calati volutamente nell'obio,"a moda de Ustica"...
RispondiEliminaDovremo assolutamente approffondire e diffondere dati relativi a:"project financing"ed ai finanziamenti di opere infrastrutturali "strategiche" tramite il meccanismo dei no recourse...ce ne sono delle belle...
gràtzias Frà
ahahahha, a moda de ustica è bellissimo fulviè!
RispondiEliminala butto semplicemente così: fin quando il popolo sardo non si renderà conto che l'insularità non è e non deve essere un handicap non si va da nessuna parte. Oggi, gli strumenti ci sono, innanzi tutto godiamo dello statuto autonomistico che ci permette di legiferare su molti campi compreso il settore turistico ricreativo con il diporto nautico . non sono molti i porti turistici che sanno essere tali c'è molta improvvisazione la sardegna è divisa in due emisferi nord e sud e il sud ha veramente tanto da farsi perdonare- solo nei recenti anni sono nati presidi di ormeggio (campi boa) ma persiste ancora il far west in varie parti costiere e questo è un grave danno economico per lo sviluppo del territorio. è vero ci vogliono i porti ma anche un retrosante territorio che stimoli la scelta di un approdo rispetto ad un 'altro. l'argomento è comunque molto complesso.
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