venerdì 16 dicembre 2011

Va pensiero... sulla via del ridicolo. Il canto a tenore e l'unità d'Italia


Ok, è il 150o anniversario dell'unità d'Italia. L'abbiamo capito tutti: indipendentisti e non. Diciamo che a Noi, indipendentisti e repubblicani sardi, non importa se gli italiani festeggiano i loro anniversari, le loro festicciole, le loro ricorrenze: facciano pure.


Noi nel frattempo continuiamo e continueremo il nostro lavoro per costruire coscienza nazionale e per fare in modo che il popolo sardo, democraticamente, decida la propria autodeterminazione e mostri al mondo una voglia nuova di indipendenza. Sappiamo che il cammino è ancora lungo ma confidiamo anche nelle capacità nuove che l'indipendentismo ha dimostrato di avere in questi ultimi anni e nella volontà di cambiamento delle nuove generazioni.

Tuttavia noi indipendentisti non siamo degli sciocchi e non ci piace essere presi in giro. Mille volte e ancora mille abbiamo detto NO ai tentativi di revisionismo storico portati avanti da amministrazioni incapaci di costruire un futuro decente per le proprie comunità, quanto scarsamente avvezze alla conoscenza della propria storia nazionale. E ancora una volta, oggi, siamo costretti a prendere atto dell'ennesima puntata di un film che definire ridicolo sembrerà persino poco.
Mi sforzo, ma proprio non capisco: cosa c'entra il canto a tenore con i 150 anni dell'unità d'italia e con una manifestazione che parlerà di musica italiana, di giuseppe verdi e di altre simpatiche amenità in salsa tricolore?
Provo a spiegarmelo in tutti i modi ma proprio non riesco a capacitarmi di una simile sciocchezza.
Ad Oristano venerdì 16 dicembre si svolgerà l'ennesimo atto assurdo di un'operazione, subdolamente innocente, votata allo smantellamento della nostra cultura nazionale ed allo sperpero di risorse pubbliche:
Va Pensiero... 150 anni di musica italiana. Questo il titolo dell'iniziativa che vedrà coinvolto "su cuncordu oristanesu".
Per quanto tempo ancora dovremo assistere ad iniziative di questo genere?
Questi sono esempi di politiche culturali che continuano, giorno per giorno, a cancellare la nostra identità e ad alimentare un processo di costante snazionalizzazione del nostro popolo. Eppure basterebbe volgere lo sguardo in Europa:  dalla Catalogna alla Scozia, dai paesi baschi alle nuove repubbliche europee, tutti hanno capito che da una identità forte e consapevole che si apre e si confronta al mondo possono maturare nuove opportunità e nuovo dinamismo. Lasciamo il "va pensiero" a chi ha voglia di cancellare se stesso e ricominciamo ad esistere e a confrontarci con il mondo da popolo, da nazione capace di creare futuro e di inventare nuove libertà.

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