martedì 20 dicembre 2011

Il futuro dell'agricoltura in Sardegna: cosa avrà detto l'assessore Cherchi al ministro Catania?

Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Catania ha incontrato gli assessori regionali all'agricoltura. E' di ieri (19/12/2011) la nota stampa del ministero che rende noti i temi dell'incontro e alcune risultanze del confronto tra assessori regionali e tecnici del ministero del governo Monti.
Il Ministro, si legge nella nota, ha ribadito l'intenzione di procedere, nell'individuazione delle possibili soluzioni, in un'ottica di sistema che tenga conto di un dialogo costante.

Le Regioni hanno rimarcato come l'obiettivo "comune" sia quello di trovare rapidamente un accordo sui diversi temi per garantire, con il prossimo anno, una fase di sviluppo e di rilancio del comparto agroalimentare e della pesca.
A questo punto ci chiediamo cosa abbia detto il nostro assessore all'Agricoltura Oscar Cherchi. Ci chiediamo, ad esempio, quale sia questo interesse comune dell'agricoltura sarda con le intenzioni del ministero rispetto alla riforma della Politica Agricola Comunitaria.
Ancora nulla trapela né dal sito del nostro Assessore né dal sito della Regione Sardegna dedicato alle questioni inerenti il comparto primario.
C'è in ballo, in questi mesi, una questione di interesse nazionale del popolo sardo: la riforma della PAC. Con essa si deciderà parte del futuro delle nostre aziende agricole, di quelle zootecniche e, complessivamente, di un comparto strategico e culturalmente fondamentale per il futuro della nostra nazione.
Il ministro Catania ha espresso in più occasioni un parere fortemente contrario alla riforma proposta dal commissario Dacian Ciolos che porterebbe in Sardegna una quantità notevole di risorse economiche mentre andrebbe a svantaggio di regioni italiane ad agricoltura intensiva quali la Lombardia, il Veneto, la Puglia e la Calabria.
Nei giorni scorsi avevo analizzato la questione in questo commento: 

Rilanciare l'agricoltura in Sardegna o tutelare l'industria agroalimentare italiana?

La nostra classe dirigente sarà in grado di far valere le nostre ragioni ed il nostro interesse nazionale o ancora una volta ci si troverà di fronte alla solita condanna che ci costringe, per salvare l'Italia, ad uccidere il nostro avvenire?
Spesso si da poca attenzione a questi tavoli e ci si risveglia quando ormai è troppo tardi: gli accordi sono siglati e il danno è fatto. Proprio in questi giorni il presidente Cappellacci, in un'intervista rilasciata a Sardegna 1, lamentava l'esclusione della Sardegna dai finanziamenti per i TEN-T. Dove stava, il nostro presidente, negli ultimi due anni quando nei tavoli tecnici si discutevano queste tematiche e si definivano le opere da inserire tra le priorità? (ho scritto sulla questione Ten-T qui e qui)
Impariamo a chiedere conto subito di ciò che fanno i nostri rappresentanti: anche così si costruisce nuova classe dirigente indipendentista seria, preparata e pronta a governare per il bene del nostro popolo e per la qualità della vita delle sue comunità.


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