sabato 28 gennaio 2012

La Sardegna non è un paradiso


Leggendo l'ultimo rapporto di eurostat sulle regioni europee (Regional Yearbook 2011), è possibile soffermarsi su alcuni cartogrammi relativi alle condizioni di salute delle singole realtà territoriali.

Noi sardi siamo abituati a pensare al nostro territorio come una specie di paradiso, dove non solo possiamo godere di un patrimonio naturale incontaminato ma, teoricamente, dovremmo poter usufruire di condizioni ideali per la nostra salute.

Così ovviamente non è. Cinquant'anni di politiche industriali fallimentari hanno portato il peggio dell'industria di stato italiana nel nostro territorio e, come spesso accade, hanno garantito ad essa ed a tutte le successive avventure -riccamente finanziate dallo stato- un'impunità pressoché totale nell'utilizzo del territorio ai fini dello smaltimento, del riciclo delle peggiori sostanze parte integrante dei processi produttivi.
Eurostat regional yearbook 2011
Così, sebbene l'industria non abbia rappresentato un comparto trainante per la nostra economia, essa ha lasciato delle piccole eredità difficili da spiegare altrimenti.

Il cartogramma che porto ad esempio mostra il livello di morti per tumore ogni 100.000 abitanti. L'idea idillica che abbiamo della Sardegna come terra votata al turismo ed alla qualità ambientale barcolla leggermente. Certo, non abbiamo i livelli che fanno registrare le ex repubbliche sovietiche ma nemmeno quelli  di altre aree mediterranee con un medesimo sviluppo delle attività industriali. In Sardegna nel biennio 2006-2008 sono morti di tumore tra i 164 e i 175 abitanti ogni 100.000. Circa 2.400 persone all'anno: un piccolo paese.
Sarebbe interessante analizzare il livello dei tumori pesato sul livello di industrializzazione del territorio, magari per aggregati di tipo più piccolo. Forse riflettere su questi ed altri elementi non guasterebbe, senza allarmismi e isterismi ma con la volontà di disegnare una Sardegna diversa per il millennio che stiamo cominciando a percorrere. Ragionare sulle scelte passate è l'unico modo per non commettere errori nel prossimo futuro. In un periodo di sommovimenti sociali, economici e politici la domanda che dobbiamo porci è, e sarà sempre di più, la seguente: abbiamo noi sardi la forza morale per riconquistare fiducia nelle nostre capacità di scegliere e autodeterminare il nostro destino?

Mappa delle zone avvelenate in italia
ps. Ovviamente, so bene che i tumori non dipendono esclusivamente dalle attività industriali. Ma è ovvio, anche, che una relazione tra morti per tumore e qualità ambientale può sussistere ed essere stringente quando si è in presenza di un determinato utilizzo del territorio.

ps2. questa immagine credo renda meglio di qualsiasi altro commento: La mappa della mortalità da inquinamento industriale si ricollega strettamente alla mappa delle aree che necessitano di bonifica. Si veda il link ad un interessante articolo inerente questa questione: http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/quando-linquinamento-industriale-accorcia-vita

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