sabato 28 gennaio 2012

Le politiche sociali del governo Monti: sa Sardigna no est Italia


Il welfare in Italia è fallimentare non v'è dubbio.
Anni di politiche pubbliche prive di attinenza con le realtà sociali e demografiche hanno portato ad un'incidenza perversa sui meccanismi di crescita della popolazione. Fasce ultra garantite ed una massa crescente di senza diritti. Servizi di pessima qualità. Sprechi. Incapacità programmatorie.
Scarsa considerazione per le famiglie, per i giovani, per le politiche del lavoro e via discorrendo: questo è il welfare in Italia.
Tuttavia nell'ultimo decreto sulle semplificazioni il governo Monti riesce a trovare, tra i tanti tagli apportati, 50 milioni di euro per finanziare la social card. Ricordate quella "poco geniale" idea portata avanti dal governo Berlusconi che più che un tentativo di sperimentare nuove politiche sociali sembrava un favore fatto a poste italiane che avrebbe avuto migliaia di nuovi utenti dei suoi servizi? Ebbene, il governo Monti ha recuperato 50 milioni per riattivare la social card, proprio quella di Berlusconi. La sperimentazione durerà un anno e riguarderà i comuni con più di 250 mila abitanti.
Ovvio, in Sardegna, non si sentiva la mancanza di un simile intervento incapace di incidere sui meccanismi distruttivi che stanno minando la nostra stessa capacità di sopravvivenza, ma sa veramente di ridicolo la scelta della soglia per la spendita delle risorse che esclude interamente la Sardegna. Mentre si sottraggono risorse ai piccoli comuni si trova il modo per restituirle a quelli di grandi dimensioni.
Forse a qualcuno, che elogia in maniera acritica il governo tecnico italiano, servirà anche questo piccolo elemento per arricchire il puzzle di nonsenso. Il significato della bandierina italiana nel logo della social card berlusconiana oggi acquisterà ancor meglio il suo reale significato: gli acquisti si potranno effettuare solo in Italia.
Per questo ringraziamo ancora una volta il governo italiano per averci ricordato che: "sa Sardigna no est italia". Alle nostre politiche di welfare dobbiamo cominciare a provvedere noi.

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