Ci mancava quest'ultima trovata pubblicitaria. Questo si che è un grande colpo di genio. C'è la crisi e, si sa, i gesti di altruismo sono ben visti e addirittura attesi. Così il binomio crisi/altruismo diviene dirompente, capace di sfondare.
Così Adriano Celentano, cantante e showman dal ricco cachet, decide di devolvere ai poveri di sette città "d'Italia" (Cagliari compresa) tutto ciò che la RAI aveva deciso di elargirgli per l'apparizione sanremese.
Nulla di nuovo si dirà. L'anno scorso fece lo stesso il comico Benigni che, dopo aver deliziato il pubblico con la peggior retorica nazionalista, decise di donare tutto ad un ospedale della sua amata Toscana.
Oggi la cosa è ancor più divertente da commentare e analizzare in quanto Celentano, che ricordiamolo ha appena pubblicato il suo nuovo album, decide di destinare il bottino direttamente ai Sindaci delle città per consentirgli, udite udite, di destinarli alle famiglie povere.
Il nuovo welfare made in italy, o meglio made in Sanremo, è servito.
Questo è il punto a cui è giunta l'Italia. Lo stato rastrella dalle tasche di tutte le famiglie 114 euro di canone RAI ogni anno, povere o ricche che siano. Oltre ad usarli per fare un misero servizio pubblico (di cui parleremo in altra sede), in Sardegna inesistente, ogni anno li sperpera per pagare comparsate di basso profilo nella televisione pubblica (si pensi a Bobo Vieri in un simpatico programma di balletti costato circa 800.000 euro) e ad un certo punto cosa succede? che un cantante decide che in fondo quei soldi è meglio restituirli a quelle stesse persone dalle cui tasche sono stati presi per farne politiche sociali.
La cosa più triste è stato sentire i ringraziamenti da parte dei fortunati sindaci prescelti. Oggi, leggere il sindaco Zedda, giovane astronascente della sinistra italiana, mi ha lasciato quantomeno perplesso. La finta solidarietà non mi è mai piaciuta come non mi piace l'elemosina che consente di non osservare i problemi reali. Bene avrebbe fatto il sindaco Zedda a rifiutare il regalino rilanciando una grande battaglia sulle politiche di welfare locale che rispondano realmente alle esigenze delle famiglie sarde, delle nostre comunità e della nostra Nazione. Avrebbe dato un segno importante: la politica non è show, non è San Remo, è gestione della cosa pubblica. In tempo di tagli a tutto il comparto del sociale non è pensabile che i problemi vengano affrontati mediaticamente con queste modalità.
Ma questa è l'Italia, queste sono le uniche politiche pubbliche possibili: per questo il futuro appare segnato, incerto ma già scritto.
Un pò d'orgoglio, in questi casi, non guasterebbe. E nemmeno il buon senso.
Diceva Antoni Simon Mossa (grande padre dell'indipendentismo moderno): meglio una repubblica di straccioni che una colonia di miserabili. Parole sante.
Se si fosse esibito gratuitamente i soldi destinati a lui sarebbero rimasti nelle tasche già gonfie dell'amministrazione rai, almeno così sono finiti nelle tasche di qualche cittadino bisognoso. E poi.. avreste avuto da dire in qualsiasi caso, già.. perchè non è come ha speso i soldi, quanti e perchè ma è quello che ha detto che non vi sta bene. Scrivete qualcosa che non sia frutto del pregiudizio politico una volta tanto.
RispondiEliminaIntanto se non ti firmi mi viene difficile risponderti. Non so se ti riferisci alle oscenità, in senso politico, espresse da Zedda durante la visita di Napolitano oppure se ti riferisci a quanto detto da celentano a Sanremo. Sulle prime potrei dirti che questo pezzo è scritto ben prima della visita di napolitano e quindi ben prima di aver letto quel discorso a mio parere disgustoso. Per quel che riguarda Celentano, non seguo sanremo e a parte sentire un cantante che invoca la chiusura di due giornali non mi pare ci sia qualcosa di politicamente rilevante per un indipendentista sardo.
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