venerdì 3 febbraio 2012

Dall'industria pesante ad un futuro sostenibile: le nuove strade di una piccola Repubblica

L'Estonia ha un milione e trecentomila abitanti.  Ben trecentomila in meno della Sardegna. Ha una densità della popolazione pari a 30 abitanti per Kmq. In Sardegna siamo in 64 per Kmq, più del doppio.
Con i parametri che siamo soliti utilizzare dalle nostre parti, in Estonia non dovrebbe essere possibile far nulla, se non piangere al cospetto di qualche potente e popolosa repubblica.
Così fortunatamente non è e gli estoni da quando sono indipendenti, nonostante le innegabili difficoltà, provano a dire la loro, provano a costruire un modello per esistere dignitosamente in Europa e nel mondo.

Diverse volte ho parlato del modello estone di e-democracy e di alcuni interessanti esperimenti legati al ruolo della pubblica amministrazione e della burocrazia. Oggi voglio parlare di un altro piccolo tassello che potrebbe risultare interessante agli occhi di una nazione come quella sarda, sempre alla ricerca di un identità produttiva da costruire. E' di questi giorni, in Estonia, l'approvazione da parte del governo di un piano per lo sviluppo di una rete nazionale di distribuzione di corrente per le macchine elettriche (Electric Mobility Programme for Estonia) 
Si, avete capito bene: AUTO ELETTRICHE.
Il governo estone ha affidato un appalto ad una società specializzata per la realizzazione di 200 stazioni di distribuzione di corrente (del tipo multi standard, cioè adattabili a tipi differenti di auto) in grado di consentire la ricarica dei veicoli elettrici in un tempo che va tra i 15 e 30 minuti.
La rete distribuita in tutto il territorio nazionale toccherà tutti i comuni con più di 5000 abitanti e nelle strade principali vedranno una distribuzione di una stazione ogni 50km.
L'obiettivo di fondo è fare nel giro di qualche "mese" della piccola Estonia la nazione più avanzata al mondo per quel che concerne questo tipo di mobilità. Ma non è finita qua. Nel piano è previsto, ad esempio, l'acquisto di un parco auto elettriche per la gestione dei servizi sociali, e la definizione di stazioni di ricarica in tutti i parcheggi pubblici. Vengono garantiti incentivi per l'acquisto di questo tipo di automobili (fino al 50% del valore) e si supporta tutto il comparto della mobilità sostenibile, in ogni sua variante.
Inutile dire che questo esperimento si svolge sotto gli occhi attenti dell'Unione Europea che vede, sempre più, nella repubblica baltica un eccezionale territorio di sperimentazione dell'innovazione.
Certo gli estoni sono pochini, ma le idee sono tante e per metterle in pratica spesso non c'è bisogno nemmeno di tante risorse. Così, del periodo buio delle industrie pesanti fiorite sotto il dominio sovietico in Estonia rimane solo il triste ricordo e si finisce per parlare di nuove tecnologie, sostenibilità, innovazione, terziario avanzato, ricerca. E in Sardegna? Quando dimenticheremo il periodo buio dell'industria pesante di Stato?
Chissà che questi esempi non servano a noi sardi per voltare pagina. La libertà di pensare al nostro futuro necessita però di una rottura netta: dobbiamo rompere le catene che costringono il nostro immaginario collettivo in una prigione di nome "Italia" e di cognome "fatalismo". Allora, saremo liberi di costruire un'avvenire differente, sperimentare soluzioni e definire strategie nuove.


Link di riferimento sul "Piano per la mobilità": http://www.mkm.ee/electric-mobility-programme-for-estonia/
Altri pezzi sull'Estonia in questo blog:
http://www.frantziscusanna.net/2011/01/una-piccola-repubblica-capace-di-creare.html
http://www.frantziscusanna.net/2011/05/estonian-way-vs-italian-style-tlc.html
http://www.frantziscusanna.net/2011/08/ammentu-de-sa-rivolutzione-cantada.html

4 commenti:

  1. Un programma ambizioso cui dovremmo cominciare a pensare anche noi. Però vorrei chiedere una cosa, non essendomi mai informato: che fonti di energia ha l'Estonia? Petrolio? Gas? Energie rinnovabili? Questa domanda la pongo perché non vorrei che si facesse il passo più lungo della gamba. Nel senso che magari per l'energia hanno centrali che inquinano e dalle quali poi, applicando un programma del genere, non potrebbero prescindere. Questa è la domanda. Per il resto, lunga vita alle auto elettriche, cominciamo a combattere la dipendenza dal petrolio e dai derivati. Po nosu!

    Enrico

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    1. Ciao Enrico, scusami se ti rispondo solo ora. L'estonia sta portando avanti uno sforzo per aumentare la produzione ed il consumo di energia da fonte rinnovabile da diversi anni. Considera che loro vengono dal periodo in cui il processo di industrializzazione pesante ha significato anche l'utilizzo di fonti energetiche tutt'altro che sostenibili. Hanno rinunciato al nucleare e attualmente utilizzano soprattutto energie provenienti da centrali dove si bruciano gas. Credo che lo sforzo sulla mobilità con macchine elettriche faccia parte di un percorso complessivo che quella nazione sta compiendo verso modelli maggiormente sostenibili di produzione e consumo. Per quanto riguarda il consumo loro sono a buon punto rispetto all'obiettivo dato dalla strategia europa2020 riguardante il consumo di energie prodotte con fonti rinnovabili sul totale del consumo. Sono al 22,8 e devono arrivare al 25%. Sulla produzione credo siano un pò indietro...
      dai un occhiata ai dati di eurostat: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&init=1&plugin=1&language=en&pcode=t2020_31

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  2. Sì sì, il mio era solo un dubbio. Cioè che automaticamente, dovendo "rifornire" elettricamente tutti i veicoli, si debba ricorrere a qualsiasi forma di energia. Perché si sa, il fotovoltaico di oggi inquina praticamente nulla, ma per una centrale significante occorrono ettari ed ettari di terreno. In due ettari, ad esempio, ci sta intorno ad 1,5 MWp, come spiego in una parte di questo mio post:

    http://inlibertade.blogspot.com/2011/10/il-fotovoltaico-facciamocelo-noi.html

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  3. Non posso trattenermi da una precisazione, a costo di sembrarvi antipatico: a mio modo di vedere non è corretto affermare che "il fotovoltaico di oggi inquina praticamente nulla"; dal mio punto di vista è corretto considerare, di un qualsiasi sistema di trasformazione energetica (in questo caso luce-elettricità), non solo la fase di produzione (in questo caso quando il pannello è sul tetto e produce) ma l'intero ciclo di vita: reperimento delle materie prime, trasformazione, assemblaggio, trasporto, montaggio, smaltimento.
    Scusate l'intrusione.
    Ciao

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