venerdì 9 marzo 2012

E' tempo di cambiare città. Piste ciclabili e percorsi di senso.


Stanno per ultimare l'ingresso nord della città di Oristano.
Gli oristanesi, e non solo, ne aspettavano il completamento da tanti anni, non ricordo più nemmeno quanti.
Accedere alla città, dopo aver superato il tirso, ha rappresentato bene lo stato della nostra città. Una città che non completa mai ciò che comincia, la città delle "rotonde incompiute". 
E oggi che i lavori per il rifacimento del primo tratto della via Cagliari stanno per giungere a conclusione viene da dire: ma non si sono dimenticati qualcosa?
Ebbene si, si sono dimenticati di collegare la parte ciclabile del ponte sul tirso con l'accesso principale della città. Eppure esistono aldilà del fiume tre importanti frazioni (Donigala, Massama e Nuraxinieddu), spazi urbani dimenticati dalla politica ma pezzo importante del nostro territorio e dell'area vasta della nostra città.
La mobilità sostenibile, in una città come Oristano, dovrebbe essere il fiore all'occhiello del nostro vivere associato. Dovremmo dare il buon esempio, sperimentare, innovare, costruire nuovo senso. 
Chiunque, nella nostra città, dovrebbe avere il diritto di prendere una bicicletta e percorrere in tutta sicurezza lo spazio urbano e perchè no, dovrebbe poter andare in giro per il territorio, fino a godere di tutta la meravigliosa costa, delle aree interne, delle risorse archeologiche e naturali.
Tutto ciò, è ovvio, non si fa in due giorni. Ci vogliono anni di politiche oculate che sappiano guardare al futuro ed ai diritti dei cittadini. Ci vogliono classi dirigenti capaci, che sappiano recuperare risorse, che sappiano spendere bene e che sappiano capire le esigenze reali dei cittadini.
Per questo appare assurdo che dopo tanti anni di attesa non si sia pensato che fosse non solo necessario ma indispensabile ricomprendere, nei lavori di rifacimento della via cagliari, un percorso moderno destinato a pedoni e ciclisti. Negli anni a venire magari si sarebbe completato il lavoro garantendo una rete maggiormente estesa, garantendone la messa in sicurezza per tipologie di fruitori differenti: dai bambini agli anziani.
Da queste piccole, piccolissime cose, si vede l'atteggiamento di una città verso i suoi cittadini. Da queste piccole cose si deduce che Oristano e la sua classe dirigente sono incapaci di pensare anche ai diritti più banali, come il diritto alla mobilità. Da queste piccolissime cose si vede che la città che chiamiamo Oristano è morta per incapacità di progettare il suo futuro, incapacità di rispondere alle domande sociali più banali, incapacità di garantire i diritti individuali e di tutelare l'interesse collettivo.
Anche per questo è tempo di cambiare città. 
Anche per questo è tempo di scegliere di andare a vivere in una città nuova. 
Ce l'abbiamo a portata di mano, proprio dietro l'angolo, si chiama Aristanis. 


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