sabato 4 maggio 2013

Ad Aristanis per monumenti aperti potrete ammirare quell'albero simbolo di libertà, futuro e prosperità.



È una bella mattina ad Aristanis oggi. Si, un bel sabato mattina. Mi sono svegliato presto, come raramente succede di sabato, perché oggi è un giorno importante, simbolicamente importante per due ragioni. Per la prima volta riaprirà al pubblico, in occasione di monumenti aperti, la vecchia reggia giudicale. Proprio quello spazio che per diversi secoli ha segnato la storia di Aristanis, capitale del giudicato di Arborea e della Sardegna intera.
Ma l’edificio di per se non rappresenta più ciò che è stato un tempo. Oggi rappresenta il segno di una sconfitta, una sconfitta segnata dal tempo. La vicenda della reggia è nota e la sua trasformazione in casa circondariale e solo l’ultimo degli sfregi portati a compimento sulla memoria di quel luogo.
La piazza, infatti, in cui si trova collocata la vecchia dimora degli arborea, ha visto l’alternarsi di successivi sfregi che hanno definitivamente compromesso la sua capacità di evocare il senso più profondo della libertà che ha rappresentato per tanto tempo. Pratza de sa Majoria è infatti la piazza dove sorgeva accanto alla reggia il castello degli Arborea, accanto ad esso la torre di San Filippo gemella della ancora esistente torre di San Cristoforo, la Porta a mari, la chiesa di San Giovanni e il monastero. Insomma uno di quegli spazi che ben raccontano lo splendore di un’epoca intera.

Negli anni questo patrimonio è stato distrutto, abbandonato e cancellato per sempre dalla forza dell’incuria, dalle dominazioni e dal fatalismo.

Oggi sarà emozionante poterci rientrare e poter vedere quel poco che è rimasto di quel passato glorioso.  La seconda cosa importante della giornata è l’apertura al pubblico del campanile della chiesa di Santa Maria, l’attuale cattedrale di Aristanis. Anch’essa vanta un passato importante e sebbene i notevoli interventi subiti ne abbiamo quasi interamente stravolto la bellezza originale sono rimasti alcuni elementi degni di essere visti con attenzione: le cappelle gotiche in particolare ed il tesoro di reperti medievali.

Ma non mi interessa parlare della cattedrale in se quanto del campanile, la cui struttura mantiene parecchio del suo passato giudicale. Tenete ben alto lo sguardo quando comincerete a visitare i piani di questa struttura. Avrete una bella sorpresa, forse sfuggita alla furia dei catalano-aragonesi quando, sconfitti gli arborea, decisero di far sparire tutti i segni ed i simboli di quel passato glorioso. Ebbene in  questo campanile potrete ammirare uno dei pochissimi alberelli giudicali sfuggiti alla distruzione. Si proprio quell’albero deradicato simbolo di libertà, di indipendenza e prosperità che ha segnato per secoli la storia della Sardegna e che ora rappresenta per tanti indipendentisti e repubblicani un simbolo di speranza per il futuro che verrà.

Oggi lo vederete comparire come per incanto sopra le vostre teste a fregio di un arco gotico e potrete allora immaginare quanto quell’albero permeasse l’intera quotidianità della nostra città.

Il fatto che se ne sia salvato uno nella sua interezza e nella sua bellezza, privo dei pali catalani, in un luogo non pubblico ma allo stesso tempo simbolico come un campanile fa pensare e riflettere.
Visitate la Reggia Giudicale, quel che resta, e visitate il campanile. Il primo vi racconterà della dominazione e della sconfitta, il secondo nella sua maestosità, nel suo sollevarsi al centro della città e soprattutto in quell’alberello salvatosi e conservatosi nel tempo, vi racconterà della possibilità vera e reale di ripartire, di ricostruire, di restituire a questa città e a questa terra un futuro di libertà, indipendenza e prosperità.
Sembrerà banale e retorico ma oggi è un giorno importante perché spero che tanti vedendo quell’alberello possano leggerci un po’ di speranza, così, proprio come è successo a me.


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