È una bella mattina ad Aristanis oggi. Si, un bel sabato
mattina. Mi sono svegliato presto, come raramente succede di sabato, perché
oggi è un giorno importante, simbolicamente importante per due ragioni. Per la
prima volta riaprirà al pubblico, in occasione di monumenti aperti, la vecchia
reggia giudicale. Proprio quello spazio che per diversi secoli ha segnato la
storia di Aristanis, capitale del giudicato di Arborea e della Sardegna intera.
Ma l’edificio di per se non rappresenta più ciò che è stato
un tempo. Oggi rappresenta il segno di una sconfitta, una sconfitta segnata dal
tempo. La vicenda della reggia è nota e la sua trasformazione in casa
circondariale e solo l’ultimo degli sfregi portati a compimento sulla memoria
di quel luogo.
La piazza, infatti, in cui si trova collocata la vecchia
dimora degli arborea, ha visto l’alternarsi di successivi sfregi che hanno definitivamente
compromesso la sua capacità di evocare il senso più profondo della libertà che
ha rappresentato per tanto tempo. Pratza de sa Majoria è infatti la piazza dove
sorgeva accanto alla reggia il castello degli Arborea, accanto ad esso la torre
di San Filippo gemella della ancora esistente torre di San Cristoforo, la Porta
a mari, la chiesa di San Giovanni e il monastero. Insomma uno di quegli spazi
che ben raccontano lo splendore di un’epoca intera.
Negli anni questo patrimonio è stato distrutto, abbandonato
e cancellato per sempre dalla forza dell’incuria, dalle dominazioni e dal
fatalismo.
Oggi sarà emozionante poterci rientrare e poter vedere quel
poco che è rimasto di quel passato glorioso. La seconda cosa importante della giornata è l’apertura
al pubblico del campanile della chiesa di Santa Maria, l’attuale cattedrale di
Aristanis. Anch’essa vanta un passato importante e sebbene i notevoli
interventi subiti ne abbiamo quasi interamente stravolto la bellezza originale
sono rimasti alcuni elementi degni di essere visti con attenzione: le cappelle gotiche in
particolare ed il tesoro di reperti medievali.
Ma non mi interessa parlare della cattedrale in se quanto
del campanile, la cui struttura mantiene parecchio del suo passato giudicale.
Tenete ben alto lo sguardo quando comincerete a visitare i piani di questa
struttura. Avrete una bella sorpresa, forse sfuggita alla furia dei
catalano-aragonesi quando, sconfitti gli arborea, decisero di far sparire tutti
i segni ed i simboli di quel passato glorioso. Ebbene in questo campanile potrete ammirare uno dei pochissimi alberelli giudicali sfuggiti alla distruzione. Si proprio quell’albero
deradicato simbolo di libertà, di indipendenza e prosperità che ha
segnato per secoli la storia della Sardegna e che ora rappresenta per tanti
indipendentisti e repubblicani un simbolo di speranza per il futuro che verrà.
Oggi lo vederete comparire come per incanto sopra le vostre
teste a fregio di un arco gotico e potrete allora immaginare quanto quell’albero
permeasse l’intera quotidianità della nostra città.
Il fatto che se ne sia salvato uno nella sua interezza e
nella sua bellezza, privo dei pali catalani, in un luogo non pubblico ma allo stesso tempo simbolico come un campanile fa pensare e riflettere.
Visitate la Reggia Giudicale, quel che resta, e visitate il
campanile. Il primo vi racconterà della dominazione e della sconfitta, il secondo nella sua
maestosità, nel suo sollevarsi al centro della città e soprattutto in quell’alberello
salvatosi e conservatosi nel tempo, vi racconterà della possibilità vera e reale di
ripartire, di ricostruire, di restituire a questa città e a questa terra un
futuro di libertà, indipendenza e prosperità.
Sembrerà banale e retorico ma oggi è un giorno importante perché
spero che tanti vedendo quell’alberello possano leggerci un po’ di speranza, così, proprio come è successo a me.
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