venerdì 15 aprile 2011

Forse la crisi è finita: Cappellacci, politiche culturali e unità

Forse ricorderete, qualche tempo fa, quando parlammo (http://www.frantziscusanna.net/2011/03/cosa-festeggiamo-questanno.html) della sproporzione tra risorse destinate dalla Giunta Regionale alla Festa Nazionale del Popolo sardo (28 di Aprile) e quelle destinate al 17 di marzo, ricorrenza volta a celebrare l'unità d'Italia. Ci si stupì ingenuamente degli stanziamenti inesistenti per la prima (appena 80 mila euro) e della quantità ingente di risorse previste invece per la seconda (ben 750 mila euro).
Oggi risulta ancora più evidente quanto la delibera di approvazione degli stanziamenti fosse solo il primo tassello di una strategia complessiva di cancellazione della nostra identità nazionale e di promozione del peggiore nazionalismo in salsa tricolore.
Così siamo costretti, nostro malgrado, a prendere visione di un ulteriore delibera (approvata il 14 aprile u.s.) che recepisce le richieste del presidente dei Sardi (sic!) Ugo Cappellacci il quale: "propone di arricchire il programma degli eventi finalizzati a celebrare tale ricorrenza ed evidenzia che le iniziative illustrate sono dedicate in particolare alle giovani generazioni al fine di trasmettere ad esse gli alti valori che hanno sostenuto il processo di unificazione nazionale".
Un giorno il Presidente Cappellacci verrà chiamato davanti ai Sardi a rendere conto di questi mitici "valori del risorgimento italiano" e dovrà spiegare ai Sardi il perché, in nome di questa finzione, si sia scelta ancora una volta la cancellazione della nostra identità e soprattutto del nostro futuro.
Ma passiamo alla delibera dove, ovviamente, alle parole si sostituiscono i numeri. Vediamo cosa il presidente Cappellacci e la sua giunta ritengono di fondamentale importanza per le nostre comunità e per i nostri giovani tanto da destinare una quantità notevole di risorse interamente recuperate dal bilancio ordinario:
- 162.000 €  | Due concerti di Allevi e Gualazzi a Cagliari e Sassari per festeggiare l'unità d'Italia.
- 40.000 € | Una pubblicazione dell’edizione speciale di un libro dal titolo: “La modernità del pensiero di Giuseppe Mazzini”.
- 230.000 € | Organizzazione di una festa in mare con idrovolanti e altre simpatiche imbarcazioni (di cui 150.000 per la comunicazione dell'evento a cura dell'assessorato al turismo e 80.000 come contributo per la realizzazione dell'evento).
- 20.000 € | La realizzazione di un concorso per un cortometraggio sui valori dell'unità.
30.000 € | La realizzazione di un video su De Candia a sostengo del "museo del risorgimento" di Cagliari.
- 50.000 € | Per la manifestazione "150: la città per l’Unità d’Italia" da realizzarsi a Sassari.
- 12.750 € | Sostenere gli eventi di "animazione risorgimentale" a cura del Comune di Quartu Sant'Elena.
- 20.000 € | Alla biblioteca universitaria di Sassari per l’organizzazione di una mostra documentaria inerente il periodo dalla fusione perfetta alla prima guerra mondiale.
- 50.000 € | Per preparare una sintesi sotrica sulla Sardegna rivolta alle scuole curata dal prof. Francesco Cesare Casula.
- 3.000 € | Per il progetto “1861- Nasce l’Italia - insieme festeggiamo il 150°anniversario  dell’Unità d’Italia" alla scuola media Pasquale Tola di Sassari.
Il tutto per un totale di risorse pari a 635.750 €.
Aggiungete questa cifra ai precedenti 750 mila, già stanziati con la prima delibera inerente i festeggiamenti per l'unità d'Italia,  si arriva alla consistente somma di 1.385.750 €.
La questione diviene ancora più ridicola se si pensa che proprio oggi l'assessore Milia ha ricordato, a mezzo stampa, che i festeggiamenti per Sa Die de Sa Sardigna hanno dovuto fare i conti con la crisi economica. Evidentemente l'unità d'Italia è immune persino alla crisi.
Per il nazionalismo italiano, a quanto pare, i soldi si trovano eccome.
La cosa che appare paradossale è il perché nessuno si esprime su queste oscenità. Mi risulta che in giunta regionale siedano persino esponenti di partiti indipendentisti, eppure, spero di sbagliarmi, non c'è ombra di lamentela.  Sarà forse perché anche questi festeggiamenti rispondono alla logica delle clientele politiche, della spartizione delle risorse e di una gestione del potere sempre pronta a chiudere un occhio in attesa di ricevere la propria parte? Per quale oscura ragione passano sotto silenzio iniziative che oltre alle peggiori forme di revisionismo storico sono volte a supportare il genocidio culturale del nostro popolo?
Se è vero che un popolo senza storia non potrà mai costruire un futuro migliore è anche vero che un popolo a cui si impone una storia non sua probabilmente finirà per pagare il prezzo in termini di frustrazione, fatalismo e incapacità decisionale.
E' tempo di invertire la rotta, è tempo di nuove politiche culturali in grado di guarirci dalle malattie ataviche che ipotecano il nostro destino.
Est su tempu nostru.


Il commento sulla prima delibera:

6 commenti:

  1. Ciao Franziscu bell'articolo, i dati che hai citato da che fonte provengono?

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  2. Grazie Giuseppe!
    @Anonimo, di solito non rispondo agli anonimi :) per stavolta faccio un eccezione: la fonte è la delibera di giunta del 14 aprile 2011, n. 19/16

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  3. Ciao Franziscu sono sempre io grazie della risposta, più si argomenta con citazioni meglio è no? Molto preciso e corretto!:)

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  4. Purtroppo se continui a non firmarti... non posso ringraziarti come si deve per la corretta puntualizzazione! :)

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