Entro il 2020 il 35 per cento dei posti di lavoro dell'Unione
Europea richiederà una laurea.
Ciò significa che l'evoluzione del mercato del lavoro
europeo procede in maniera radicale verso uno scenario completamente nuovo.
Si passerà definitivamente ad un contesto lavorativo in cui
conteranno le preparazioni specialistiche, le capacità di innovazione ed un approccio
fortemente legato alla creazione di valore aggiunto sulle proprie produzioni
siano esse legate al settore alimentare, a quello turistico, a quello industriale
o a quello dei servizi.
I sistemi economici dell'occidente europeo procedono in un percorso
di sostanziale terziarizzazione che, dopo aver visto realizzare la predominanza
dei colletti bianchi sui cosiddetti colletti blu, vede ora un passaggio
qualitativo ulteriore: dal terziario tradizionale al terziario avanzato.
Questo importante cambiamento non trova tuttavia riscontro
in quelle che dovrebbero essere delle opportune politiche per favorire
l'innalzamento del livello di laureati sul totale della popolazione.
La situazione risulta quanto meno drammatica, soprattutto se
si considera l'immobilità dell'attuale classe politica su questo tema. Tagli
costanti all'università ed al diritto allo studio rappresentano una prassi che limita non solo le possibilità di accesso dei giovani al mercato
del lavoro ma determina un futuro drammatico dal punto di vista sociale per
l'intera collettività.
Ci si preoccupa in maniera ossessiva per salvare aziende e
imprese che nulla hanno da dare al nostro territorio, se non inquinamento prodotto,
distribuendo quantita ingenti di contributi pubblici. Si pensi, ad esempio,
alla vicenda legata all'euroallumina. La Commissione europea ha proprio in questi giorni deferito
l'Italia alla Corte di giustizia dell'UE per il mancato adempimento a due decisioni
del 2005 e 2007 in cui dichiarava illegali gli aiuti di Stato concessi alla
multinazionale che opera in Sardegna sotto forma di riduzioni delle accise sui
combustibili. 25 milioni di euro tolti dalle tasche dei cittadini per
finanziare un'azienda inquinante e priva di prospettive (ne abbiamo parlato qui). Qualcuno ricorda la
vicenda riguardante la gestione dei fanghi rossi in ungheria? Speriamo di non
doverci trovare ad affrontare ulteriori emergenze. Nel frattempo, mentre si
concedevano i soldi pubblici all'euroalluminia, le università sarde vedevano
immancabilmente tagliati i contributi e si vedevano costrette ad operare in un
contesto di assoluta precarietà. Si potrebbe sintetizzare con l'equazione: più inquinamento meno conoscenza.
Negli stati
uniti d'america la percentuale di laureati sul totale della popolazione è pari
al 41%, in Canada si arriva addirittura al 50%. E in Europa?Attualmente ci si ferma al 26%. Saremo pronti nel
2020 a rispondere alle differenti esigenze produttive che il sistema dell'economia-mondo
pretenderà? In tanti, nel vecchio continente, si stanno attrezzando per questa sfida, anche
piccole nazioni senza stato stanno lavorando assiduamente in questa direzione.
Si pensi al livello di laureati sul totale della popolazione dei Paesi Baschi
(42% della popolazione) o a quello dell'Estonia (35%) o ancora a quello Irlandese
e della Scozia (30 e 35% rispettivamente). La Sardegna in questo contesto si
trova ai margini dello scenario europeo presentando valori di laureati sul
totale della popolazione tra i più bassi in assoluto: appena il 12%. Valori, quelli
sardi, ben al di sotto di tutti i nuovi stati che di recente hanno aderito all'unione
europea, romania compresa. Che ne sarà della sardegna nei prossimi decenni? E dei nostri
lavoratori? E del nostro tessuto produttivo?
E' vero che si
sta attraversando un periodo di crisi, ma è proprio in queste fasi storiche che
è necessario scegliere bene gli investimenti migliori per il proprio futuro.
La Sardegna da
questo punto di vista necessità di un vero è proprio ribaltamento di
prospettiva. Il fallimento dell'istruzione pubblica italiana in Sardegna è sotto
gli occhi di tutti. Solo la classe politica unionista stenta a prenderne atto. Eppure abbiamo risorse, intelligenze e capacità che potrebbero essere utilizzate molto meglio.
L'acquisizione di una piena sovranità nell'istruzione con un piano per la
definizione di un sistema scolastico nazionale in grado di ribaltare i mali atavici attuali potrà consentire di riaccendere le speranze. Chi tra i partiti politici attualmente presenti in Sardegna inserirà nei suoi programmi una battaglia per acquisire piena sovranità nell'istruzione? Chi proporrà l'apertura di un nuovo ateneo (della Sardegna Centrale) che rilanci
la formazione di competenze elevate in Sardegna e che sia in grado di produrre conoscenze e lavoratori qualificati, attirare investimenti esteri, realizzare spin-off e nuovo spirito imprenditoriale?
Ai partiti indipendentisti e sovranisti spetterà questo arduo compito, con l'obbligo di presentare i necessari programmi per il reperimento delle risorse e la definizione dei piani di fattibilità. Sarà un primo passo per poter dare alla nostra futura repubblica un sistema avanzato di istruzione pubblica in linea con i migliori standard mondiali ed europei.Un piccolo passo, indispensabile, che potrà, assieme ad altri, restituire alle nostre comunità una speranza per un futuro di autodeterminazione e prosperità.
Frantziscu Sanna
Nessun commento:
Posta un commento