Piuttosto che limitarsi ad affermazioni simboliche farebbe bene il nostro presidente a cominciare a preoccuparsi delle strane dinamiche che si stanno mettendo in moto relativamente alla modifica della politica di coesione per il 2014-2020. Nonostante la recente proposta di riforma, presentata dalla commissione, vada incontro agli interessi della Sardegna, prevedendo l'istituzione di una nuova fascia di beneficiari che comprenderebbe le regioni con un PIL tra il 75 ed il 90% di quello medio comunitario, la situazione non appare per niente rosea.
Da questa modifica lo stato italiano, nel suo complesso, riceverebbe un aggravio netto in termini di contributo dato ai fondi che alimentano la politica di coesione. Per questo l'Italia ed il suo governo si mostrano scettiche per l'adozione di questa modifica che invece verrebbe incontro agli interessi della Sardegna. Che succederà? Come voteranno i parlamentari italiani? Che possibilità abbiamo noi sardi di far sentire il nostro parere a riguardo? Cosa ne pensa il presidente Cappellacci?
E, inoltre, che dire rispetto alla proposta di modifica delle regole di assegnazione dei fondi che dovrebbero punire gli stati che non rispettano il patto di stabilità? Abbiamo un'idea di cosa ciò comporterebbe per la Sardegna? Come questa cosa si può legare all'acquisizione di una piena sovranità fiscale?
Dove è il dibattito politico a riguardo? Chi ne parla in Sardegna? Possibile che le istituzioni europee e le sue politiche siano davvero così poco interessanti?
In Sardegna, come al solito, il dibattito è dominato dalle scelte di piccolo cabotaggio: quelle, per intenderci, legate ad una politica clientelare volta alla conservazione degli equilibri politici.
L'unica reale preoccupazione sembra essere il mantenimento di un preoccupante status quo piuttosto che l'adoperarsi per attivare concreti meccanismi di trasformazione sociale ed economica.
Il presidente Cappellacci ed il suo operare sono la conferma di tutto ciò. Farebbe bene, il nostro presidente, a cominciare a parlare di questi temi piuttosto che lanciare vuoti proclami sulla "specificità delle isole". Su questi tavoli e su queste specifiche questioni è in gioco la possibilità del nostro territorio di adoperarsi, con le risorse necessarie, per migliorare le condizioni di vita delle nostre comunità.
Cappellacci dovrebbe curarsi, in un momento così delicato, dell'interesse della Nazione di cui è presidente e dell'eventuale conflitto che si verrà a creare, a breve, con gli interessi dello stato italiano.
Ancora una volta dall'Europa ci giungono chiari segnali di quanto sia necessario procedere sulla strada dell'indipendenza nazionale. Oggi non solo non abbiamo parlamentari in Europa in grado di difendere i nostri interessi ma non disponiamo nemmeno di una classe politica in grado di tutelarci nel contesto statuale in cui, nostro malgrado, siamo costretti ad operare. Sembrerò retorico ma è tempo di sviluppare un sano "pragmatismo repubblicano" che spinga noi stessi ad agire come se fossimo già una repubblica indipendente. Solo così sarà possibile affrontare i problemi della contingenza politica garantendo un concreto ritorno nel prossimo futuro. Ciò vale per lo scenario europeo, quanto per quello statuale ed anche, perché no, per quello internazionale.
E, inoltre, che dire rispetto alla proposta di modifica delle regole di assegnazione dei fondi che dovrebbero punire gli stati che non rispettano il patto di stabilità? Abbiamo un'idea di cosa ciò comporterebbe per la Sardegna? Come questa cosa si può legare all'acquisizione di una piena sovranità fiscale?
Dove è il dibattito politico a riguardo? Chi ne parla in Sardegna? Possibile che le istituzioni europee e le sue politiche siano davvero così poco interessanti?
In Sardegna, come al solito, il dibattito è dominato dalle scelte di piccolo cabotaggio: quelle, per intenderci, legate ad una politica clientelare volta alla conservazione degli equilibri politici.
L'unica reale preoccupazione sembra essere il mantenimento di un preoccupante status quo piuttosto che l'adoperarsi per attivare concreti meccanismi di trasformazione sociale ed economica.
Il presidente Cappellacci ed il suo operare sono la conferma di tutto ciò. Farebbe bene, il nostro presidente, a cominciare a parlare di questi temi piuttosto che lanciare vuoti proclami sulla "specificità delle isole". Su questi tavoli e su queste specifiche questioni è in gioco la possibilità del nostro territorio di adoperarsi, con le risorse necessarie, per migliorare le condizioni di vita delle nostre comunità.
Cappellacci dovrebbe curarsi, in un momento così delicato, dell'interesse della Nazione di cui è presidente e dell'eventuale conflitto che si verrà a creare, a breve, con gli interessi dello stato italiano.
Ancora una volta dall'Europa ci giungono chiari segnali di quanto sia necessario procedere sulla strada dell'indipendenza nazionale. Oggi non solo non abbiamo parlamentari in Europa in grado di difendere i nostri interessi ma non disponiamo nemmeno di una classe politica in grado di tutelarci nel contesto statuale in cui, nostro malgrado, siamo costretti ad operare. Sembrerò retorico ma è tempo di sviluppare un sano "pragmatismo repubblicano" che spinga noi stessi ad agire come se fossimo già una repubblica indipendente. Solo così sarà possibile affrontare i problemi della contingenza politica garantendo un concreto ritorno nel prossimo futuro. Ciò vale per lo scenario europeo, quanto per quello statuale ed anche, perché no, per quello internazionale.
Nessun commento:
Posta un commento