Oristano è una città sonnacchiosa che non conosce la sua storia, provate a chiedere in giro ai giovani oristanesi cosa sanno della battaglia di Sanluri o qualcosa, ad esempio, sulla battaglia di Sant'Anna. Provate poi a verificare se ricordano qualcosa di Ugone III dopo avergli magari mostrato la piccola viuzza dedicata a questo personaggio tra la via Aristana e Sant'efisio. Oppure provate a domandare qualche informazione su altri personaggi del periodo giudicale che non siano Eleonora e Mariano IV d'Arborea. Le risposte vi lasceranno addosso una strana sensazione di sconforto misto a rassegnazione.
Non è colpa dei giovani oristanesi, intendiamoci. La colpa è di meccanismi che esulano dalle volontà delle giovani generazioni che solo, oggi, grazie ad internet stanno finalmente scoprendo il piacere di autoformarsi e di riscoprire la propria storia sganciandosi dai meccanismi del colonialismo culturale della pubblica istruzione italiana.
Provate poi a fare qualche domanda relativa alla storia recente, troverete ulteriore conferma: Oristano è una città senza memoria. Una città incapace di ricordare il proprio passato e destinata, pertanto, all'immobilità nel presente e nel futuro.
Eppure, in questo scenario, ci si trova a dover commentare iniziative che lasciano a dir poco senza parole.
"La Consulta Giovani del Comune di Oristano e l'Associazione Stile Libero Oristano in collaborazione con la Consulta Provinciale degli Studenti hanno organizzato una serie di manifestazioni in memoria delle vittime degli eccidi delle foibe e dell'esodo istriano". (qui)
Alcuni tra i giovani oristanesi si dedicano alacremente a ricordare la storia italiana, ad inneggiare al tricolore e ad esibire il peggior unionismo e nazionalismo italiano.
Ovvio che poi ci si trova di fronte ad un territorio con il tasso più basso di laureati d'Europa e con il tasso più alto di abbandono scolastico. Il processo di snazionalizzazione da i suoi frutti secondo i più tipici meccanismi di svalutazione della propria identità culturale in nome di quella del vincitore.
In questo scenario in cui, sempre più, ci sarebbe bisogno di costruire dal basso una nuova coscienza nazionale, ci si ritrova di fronte ad un periodo di frammentazione eccessiva e di inconcludenza del mondo indipendentista. Ovvero di coloro i quali dovrebbero quotidianamente proporre una lettura alternativa della realtà, dovrebbero fornire strumenti e coscienza critica, a giovani e meno giovani, per interpretare il mondo e definire strategie di cambiamento.
Ovvio che poi ci si trova di fronte ad un territorio con il tasso più basso di laureati d'Europa e con il tasso più alto di abbandono scolastico. Il processo di snazionalizzazione da i suoi frutti secondo i più tipici meccanismi di svalutazione della propria identità culturale in nome di quella del vincitore.
In questo scenario in cui, sempre più, ci sarebbe bisogno di costruire dal basso una nuova coscienza nazionale, ci si ritrova di fronte ad un periodo di frammentazione eccessiva e di inconcludenza del mondo indipendentista. Ovvero di coloro i quali dovrebbero quotidianamente proporre una lettura alternativa della realtà, dovrebbero fornire strumenti e coscienza critica, a giovani e meno giovani, per interpretare il mondo e definire strategie di cambiamento.
Forse è tempo di rimettersi in cammino per costruire nuova coscienza, che serva a dare un futuro al nostro popolo ed alla nostra nazione. A questo ruolo sono chiamate associazioni, partiti, movimenti e tutti i cittadini che si riconoscono nella nazione sarda e che vogliono contribuire al processo di costruzione della futura Repubblica di Sardegna.
Solo dalle ceneri di Oristano potrà rinascere Aristanis.
Se qualcuno di voi avesse partecipato agli eventi avrebbe visto come lo scopo era quello di raccontare il dramma delle foibe e del successivo esodo più che quello di fare propaganda nazionalista... Tragedia che ha toccato anche la Sardegna dato che almeno 16 sardi furono infoibati e che la nostra è la regione che ha accolto il maggior numero di esuli...Questa storia riguarda anche noi!
RispondiEliminaAntonio Iatalese
Ti ringrazio Antonio per il commento. Ovviamente sono pronto a rimettere in discussione la mia opinione. Seguo ciò che fate e ciò che organizzate e quando posso partecipo senza preclusioni. Purtroppo ritengo il nazionalismo italiano una malattia che non ha parte politica (colpisce a destra come a sinistra)... Non mi interessa in particolare la vicenda delle foibe, mi interessa molto di più l'atteggiamento con cui ci si rapporta al proprio passato ed al proprio futuro. Inutile aggiungere, che da bravo repubblicano sardo, non nutro particolare affetto per il tricolore che ostentate in ogni circostanza.
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