Con una recente delibera (qui) la giunta Cappellacci ha deciso di dare attuazione ad un'importante linea di
attività del POR FESR 2007-2013 riguardante la mobilità sostenibile.
Lo stanziamento di circa dieci milioni di euro messo in
campo dalla giunta servirà a finanziare in ambito urbano "Servizi
innovativi alla persona e adozione di modalità di trasporto alternative".
Piste ciclabili, reti per il car sharing o il bike sharing e via discorrendo.
Fino a qua tutto va bene. Si da attuazione al POR (il cui
procedere risulta essere quantomeno stentato con costanti rischi di disimpegno)
e si investe nella sostenibilità.
Dove sta il problema? Sicuramente
nella distribuzione territoriale di tali risorse. Si assegna il 60% dello stanziamento
alla area urbana di Cagliari e il 40% all'area vasta di Sassari escludendo
tutte le città medie della nostra nazione, del centro Sardegna in particolare.
Considerato che, per innumerevoli ragioni, i territori delle
aree esterne ai maggiori poli urbani vengono sacrificate sia in termini di
investimenti infrastrutturali che nello stanziamento di risorse per il
miglioramento della qualità della vita urbana, si ritiene opportuno interessare
gli attori territoriali e le istituzioni affinchè si mobilitino per
consentire una migliore ripartizione delle risorse stanziate. Da decenni si persegue una politica di cancellazione
delle aree interne, questo non è che l'ennesimo piccolo segnale che va in
questa direzione. Insomma, la giunta Cappellacci non fa eccezione.
Se è giusto investire nella mobilità sostenibile di Cagliari
e Sassari, lo è ancor di più farlo in realtà urbane come Oristano e Nuoro che da anni vedono peggiorare le proprie condizioni demografiche
e socio-economiche. Per questo, uno stanziamento del 20% da destinare ai centri
urbani maggiori del centro Sardegna, per un importo pari a 2 milioni di euro,
potrebbe consentire all'intervento di incidere positivamente su più realtà
urbane e su una maggiore quantità di popolazione.
Soprattutto potrebbe rappresentare un segno concreto di disponibilità ad
invertire l'assurda tendenza che vede un costante impoverimento del centro
della Sardegna.
Non solo, un tale mutamento di impostazione
potrebbe servire da stimolo per le stesse amministrazioni provinciali e
comunali al fine di definire un vero e proprio "piano territoriale per la
mobilità sostenibile" che consenta di rilanciare il tema a livello
nazionale.
Nella Provincia di Oristano andrebbe pianificata, ad
esempio, una rete di piste ciclabili in grado di coprire, oltre all'area vasta di Oristano,
l'intera penisola del Sinis garantendo così nuove opportunità per lo sviluppo
turistico e territoriale. Integrare la mobilità delle comunità locali e quella
di chi visita il territorio con finalità turistiche potrebbe rappresentare un
importante intervento sostenibile come non se ne sono mai visti negli ultimi
decenni.
La qualità della vita delle
nostre comunità potrebbe risentirne positivamente e persino il nostro tessuto
produttivo potrebbe trovare in queste scelte nuove occasioni di investimento.
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